e-περιοδικό της Ενορίας Μπανάτου εν Ζακύνθω. Ιδιοκτήτης: Πρωτοπρεσβύτερος του Οικουμενικού Θρόνου Παναγιώτης Καποδίστριας (pakapodistrias@gmail.com), υπεύθυνος Γραφείου Τύπου Ι. Μητροπόλεως Ζακύνθου. Οι δημοσιογράφοι δύνανται να αντλούν στοιχεία, αφορώντα σε εκκλησιαστικά δρώμενα της Ζακύνθου, με αναφορά του συνδέσμου των αναδημοσιευόμενων. Η πνευματική ιδιοκτησία προστατεύεται από τον νόμο 2121/1993 και την Διεθνή Σύμβαση της Βέρνης, κυρωμένη από τον νόμο 100/1975.

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Σάββατο 21 Δεκεμβρίου 2024

MESSAGGIO PATRIARCALE PER IL NATALE 2024

+ B A R T O L O M E O

PER MISERICORDIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA

E PATRIARCA ECUMENICO

A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA

GRAZIA, MISERICORDIA E PACE

DA CRISTO SALVATORE, NATO A BETLEMME

Venerabilissimi fratelli Gerarchi e figli benedetti nel Signore.

Per benevolenza che viene dall’alto siamo giunti anche quest’anno al giorno panegirico della nascita secondo la carne del Logos di Dio, venuto sulla terra e che ha vissuto con noi “per ineffabile filantropia”. Onoriamo con salmi e inni e con gioia indicibile il grande mistero della Incarnazione, “la cosa più nuova di tutte le cose, e la sola cosa nuova sotto il sole”[1], attraverso il quale dischiude all’uomo la via della divinizzazione per grazia e si rinnova l’intero creato. Il Natale non è vivere sentimentalismi, i quali “giungono velocemente e ancora più in fretta se ne vanno”. È partecipazione esistenziale all’intero evento della Divina Economia. Così come testimonia l’Evangelista Matteo [2], il capo del mondo voleva fin da principio uccidere il Divino Bambino. Per i fedeli, assieme al “Cristo nasce” della festa della Incarnazione del Figlio e Logos di Dio Padre e con le campane a lutto della Passione, fa eco sempre il “Cristo è risorto”, il messaggio annunciatore della vittoria sulla morte e della attesa della comune resurrezione.

Il “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra” risuona di nuovo in un mondo pieno di violenze, di ingiustizia sociale e di crollo della dignità umana. Lo straordinario progresso della scienza e della tecnologia non raggiunge la profondità dell’animo umano, in quanto l’uomo è sempre di più di ciò che può cogliere la scienza, e di ciò a cui mira il progresso della tecnologia. Non si colma in modo scientifico il divario tra cielo e terra nell’essere umano.

Oggi echeggia il pensiero sul “metaumano” e si elogia la intelligenza artificiale. Certamente, il sogno di un “superuomo” non è nuovo. L’idea del “metaumano” si basa sul progresso tecnologico e sul suo dotarsi di mezzi senza precedenti nell’esperienza umana e nella storia, attraverso i quali sarà possibile superare la misura umana finora valida.

La Chiesa non teme la tecnologia. Ella affronta la conoscenza scientifica come un “dono dato da Dio all’uomo”, senza però ignorare o mettere a tacere i pericoli dello scientismo. Nell’Enciclica del Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa (Creta, 2016), viene sottolineato il contributo del cristianesimo “al sano sviluppo della civiltà classica”, poiché Dio “ha posto l’uomo amministratore della creazione divina e come suo collaboratore nel mondo». Successivamente si nota con enfasi: «La Chiesa Ortodossa, davanti all’”uomo-dio” contemporaneo, afferma il Dio-Uomo come misura ultima di tutte le cose. Non parliamo di un uomo che è stato divinizzato, ma di Dio che si è fatto uomo”. (Giovanni Damasceno, Esposizione esatta della fede ortodossa, III, 2 PG 94, 988).[3]

La risposta alla domanda cruciale, di come fino all’ultimo “ottavo giorno”, con il titanismo e il prometeismo della civiltà tecnologica, delle sue evoluzioni e transizioni, in mezzo a metaumanizzazioni o superumanizzazioni antropoteistiche, si salverà la “cultura della persona”, il rispetto della sacralità e la manifestazione della sua bellezza, è stato dato una volta e per sempre nel mistero della Divino-Umanità. Il Dio Logos si è fatto carne, “la verità è giunta” e “l’ombra se n’è andata”. Nell’eternità, ciò che è vero per l’uomo sarà legato al suo rapporto con Dio, come risposta alla discesa di Dio verso di lui e come attesa e risposta del Signore della gloria che viene. Questa fede viva sostiene la lotta dell’uomo per rispondere alle contraddizioni e alle sfide della sua vita terrena, alla vita “di pane”[4], alla sopravvivenza e allo sviluppo sociale e culturale. Tuttavia, nella nostra vita nulla prospera senza il riferimento a Dio, con orizzonte la “pienezza di vita, la pienezza della gioia e la pienezza della conoscenza” del Suo Regno.[5]

Il Natale è occasione per prendere coscienza del mistero della libertà di Dio e del grande miracolo della libertà dell’uomo. Cristo bussa alla porta del cuore umano, ma solo l’uomo stesso, amante della libertà, può aprirla. “Sicuramente senza di Lui, senza Cristo”, scrive il beato p. George Florovskij, “l’uomo non può fare nulla. Eppure, c’è qualcosa che solo l’uomo può fare: rispondere alla chiamata di Dio e accogliere Cristo”.[6]

Attraverso il “Sì” alla chiamata che viene dall’alto, Cristo si rivela come “la vera luce”[7], come “la via, la verità e la vita”[8], come la risposta alle domande ultime e alle ricerche della mente, ai desideri del cuore e alle speranze dell’uomo, ma anche nel da dove e verso il che cosa della creazione. Apparteniamo a Cristo, in Lui tutte le cose sono unite. Cristo è “l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”[9]. Nella sua incarnazione volontaria “per noi uomini e per la nostra salvezza”, il Verbo di Dio “non ha abitato in uno degli uomini, ma ha assunto la natura dell’uomo della sua persona”[10], stabilendo così il comune destino eterno e la unità dell’umanità. Non libera un popolo, ma l’intero genere umano, non interseca in modo salvifico solo la storia, ma innova tutta la creazione. Insieme con la storia, il «prima di Cristo» e il «dopo Cristo» valgono per ogni cosa in modo definitivo e determinante. Durante tutto il suo cammino nel mondo, nella storia e attraverso di essa verso le cose ultime, verso il giorno senza tramonto del Regno celeste del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, la Chiesa “che non è del mondo” rende testimonianza alla verità, realizzando la sua opera santificante e spirituale “per la vita del mondo”.

Fratelli e figli nel Signore,

Piegando con reverenza le ginocchia davanti alla Madre divina che tiene il bambino e adorando con umiltà colui che ha assunto la nostra natura, “il Verbo che era in principio”, auguriamo a tutti voi benedetti Santi Dodici Giorni e il nuovo anno della bontà del Signore felice, sano, pacifico, fruttuoso in opere buone, pieno di letizia spirituale e di doni divini, durante il quale l’intero mondo cristiano festeggia assieme e onora l’anniversario dei 1700 anni del Primo Concilio Ecumenico a Nicea.

Natale, 2024

Il Patriarca di Costantinopoli

fervente intercessore per voi tutti

 

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1. Giovanni Damasceno, Esposizione esatta della fede ortodossa, PG 94, 984

2. Mt. 1,18 -2,1-23

3. Enciclica, § 10.

4. Cfr. Mt. 4,4

5. A. Shmemann, Credo, Lipa 2012

6. G. Florovskij, Creazione e Redenzione, 1976 (Messaggero Ortodosso, Roma 1981-1982)

7. Gv. 1,9

8. Gv. 14,6

9. Ap. 22,13

10.  N. Cabasilas, Ἑπτά ἀνέκδοτοι Λόγοι, Tessalonica 1976, pag. 108 (in greco).

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foto: Nicola Papachristou

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